Dieta Sindrome Intestino Irritabile

Scopri qual è l'alimentazione più indicata per chi soffre di colon infiammato

Dieta per Sindrome Colon o Intestino Irritabile

La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) – detta anche sindrome del colon irritabile o del colon infiammato – è un disturbo gastrointestinale funzionale cronico e debilitante che colpisce il 9%-23% della popolazione in tutto il mondosoprattutto le donne nella fascia di età tra i 20 e i 50 anni.

La fisiopatologia dell’IBS non è chiara. Sono state avanzate molte teorie, ma la causa esatta dell’IBS è ancora incerta. 

Si tratta di un disordine dell’asse cervello-intestino, precedentemente noto come disturbo funzionale intestinale, dall’andamento cronico-ricorrente, acutizzato da eventi particolarmente stressanti a livello fisico (interventi chirurgici, malattie ecc.) e psichico. 

Cerchiamo di capirci di più:

1. QUALI SONO I SINTOMI TIPICI DELL’IBS

2. QUALI SONO LE PRINCIPALI CAUSE DELL’IBS

3. COME SI PUO’ TRATTARE L’IBS: ESISTE UNA TERAPIA?

4. QUALE DIETA SEGUIRE PER RIDURRE I SINTOMI DELL’IBS

1. QUALI SONO I SINTOMI TIPICI DELL’IBS: COME SI MANIFESTA LA SINDROME DELL’INTESTINO IRRITABILE

sintomi tipici della sindrome dell’intestino irritabile sono definiti da criteri internazionali, noti come Criteri di Roma, in base ai quali si parla di intestino irritabile in presenza di dolore addominale ricorrente (almeno una volta/settimana negli ultimi 3 mesi), associato a due o più dei seguenti criteri:

  • correlato alla defecazione;
  • associato ad un cambiamento nella frequenza delle feci;
  • associato ad un cambiamento nella forma (aspetto) delle feci.

In base alle caratteristiche della funzione intestinale, la sindrome dell’intestino irritabile può essere classificata in 3 sottotipi:

  • SIIvariante stipsi: feci dure o caprine in almeno il 25% delle evacuazioni anormali;
  • SII-variante diarrea: feci molli o liquide in almeno il 25% delle evacuazioni anormali;
  • SII-variante mista: feci talvolta dure o caprine e talvolta molli o liquide.

Sempre a livello intestinale possono essere presenti anche:

  • evacuazione difficoltosa (che richiede una spinta eccessiva e/o che si accompagna a una sensazione di urgenza e/o di svuotamento incompleto);
  • muco nelle feci;
  • gonfiore o distensione addominale.

Possono inoltre associarsi sintomi di natura extra-intestinale, tra cui:

  • debolezza ed affaticamento,
  • emicrania,
  • difficoltà di concentrazione,
  • irritabilità,
  • ansia,
  • depressione,
  • dolore alla schiena,
  • dolore pelvico,
  • dolore all’articolazione temporo-mandibolare,
  • cistite e disturbi urinari,
  • insonnia,
  • fibromialgia,
  • sindrome da fatica cronica,
  • problemi sessuali.

La sindrome dell’intestino irritabile si presenta spesso in associazione con altri disturbi del tratto gastrointestinale, come la dispepsia e la sensibilità al glutine.

2. QUALI SONO LE PRINCIPALI CAUSE DELL’IBS: ANCORA GRANDE INCERTEZZA SULL’ORIGINE DELLA PATOLOGIA

La sindrome dell’intestino irritabile è una patologia multifattoriale, caratterizzata da disturbi intestinali, in assenza di alterazioni o lesioni a carico dell’intestino.

Tra i fattori che concorrono a scatenare e a far perdurare i sintomi troviamo fattori biologici ma anche emotivi, cognitivi e psico-sociali (nell’intestino si trova il cosiddetto secondo cervello, sempre in comunicazione con il primo, per cui eventi stressanti a livello psichico possono riflettersi a livello intestinale e viceversa), tra cui:

  • Aumentata sensibilità viscerale: i pazienti affetti da sindrome dell’intestino irritabile presentano frequentemente insorgenza di dolore, come risposta viscerale sensoriale esagerata, all’attivazione peristaltica. Il dolore postprandiale è stato correlato nel 74% dei pazienti all’arrivo del bolo alimentare nel cieco (tratto del colon presente sulla regione inguinale destra).
  • Alterazioni della motilità intestinale: è stato riscontrato un aumento dell’attività peristaltica fino a tre ore dopo il pasto a livello del retto-sigma (parte terminale del colon), soprattutto nei soggetti con diarrea.
  • Alterazioni del microbiota (disbiosi): il microbiota può essere considerato un vero e proprio organo composto da miliardi di cellule, di microrganismi, che quando cambiano composizione o subiscono un’alterazione causano infiammazione al colon. Ad esempio, l’assunzione smisurata di farmaci può impoverire il microbiota e di conseguenza danneggiarlo portando l’organismo a considerare alcuni alimenti come estranei, mettendo in atto fenomeni di intolleranza o addirittura allergia. 
  • Infiammazioni e infezioni intestinali: la sindrome dell’intestino irritabile può essere indotta da infezioni gastrointestinali. Circa 1/3 dei pazienti riferisce un episodio di tipo simil-gastroenteritico all’origine della sintomatologia cronica. Anche uno studio dedicato, svolto su una coorte di pazienti affetti da sindrome dell’intestino irritabile, ha dimostrato nel 25% di essi un precedente episodio di gatroenterite batterica accertata. 
  • Condizioni di ansia, stress, depressione: nei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile, i fattori psicologici influenzano la soglia del dolore. Lo stress altera le soglie sensoriali

Per questa patologia non esiste un test diagnostico specifico per individuarla, la diagnosi è essenzialmente clinica e viene effettuata sulla base di un’accurata visita gastroenterologica.

Solitamente il medico raccoglie l’anamnesi del paziente, rivolgendo una serie di domande su caratteristiche dei sintomi, stile di vita e storia clinica, per poi effettuare un attento esame obiettivo. 

Potrà inoltre richiedere ulteriori accertamenti per escludere patologie dalla sintomatologia sovrapponibile alla sindrome dell’intestino irritabile, come, per esempio:

  • esami del sangue e delle feci: per escludere patologie come la celiachia e le malattie infiammatorie croniche dell’intestino;
  • test del respiro: per escludere la presenza di intolleranza al lattosio o sovracrescita batterica;
  • colonscopia: per ispezionare il colon ed eventualmente prelevare dei campioni;
  • TAC addominale: per visualizzare gli organi interni.

3. ESISTE UNA CURA PER L’IBS? QUALE TERAPIA SEGUIRE PER COMBATTERE LA SINDROME DELL’INTESTINO IRRITABILE

Poiché i sintomi variano così tanto da persona a persona, è compito dello specialista valutarli attentamente e scegliere, sulla base della tipologia e dell’intensità dei fastidi, la migliore terapia.

Contro la sindrome dell’intestino irritabile non c’è una cura definitiva né un trattamento uguale per tutti.

L’approccio iniziale si basa su:

  • un’adeguata educazione alimentare ed uno stile di vita sano, cercando di suggerire quali alimenti e bevande possono essere utili o nocivi,
  • una corretta idratazione ed un’attività fisica appropriata,
  • Suggerimento, a chi soffre principalmente di stipsi, di assumere integratori, lassativi o procinetici a seconda del tipo di stipsi. Nei casi di associata stipsi e gonfiore sono utili integratori a base di fibre e lassativi osmotici: sia le fibre solubili (es. psyllium, glucomannano) o insolubili (es. crusca) che gli osmotici (es. macrogol). In caso di diarrea sono utili probiotici (fermenti lattici), antibiotici non assorbibili (es. rifaximina), anti-infiammatori intestinali (es. mesalazina). Nei casi di meteorismo ed eccesso di gas intestinali sono utili enzimi digestivi, integratori a base di probiotici, piante carminative (es. camomilla, melissa, cumino). 
  • Suggerimento di seguire una dieta di eliminazione di cibi “formanti gas”: se il sintomo principale è il meteorismo e gonfiore con distensione addominale, è consigliabile ridurre gli alimenti che fermentano come le bevande gassate, l’insalata a foglia larga (es. lattuga), gli ortaggi (es. cavolfiore, piselli, broccoli), i legumi (es. fagioli, ceci, lenticchie), masticare chewing-gum, e assumere la frutta dopo i pasti (è preferibile consumarla lontano).
  • Farmaci antispastici (o anticolinergici): questa classe di farmaci viene utilizzata per alleviare i dolori e gli spasmi intestinali. Esercitano anche azione anti-gonfiore ma, se assunti ad alto dosaggio, possono peggiorare la stipsi.
  • Farmaci antidepressivise i sintomi si accompagnano ad una riduzione del tono dell’umore, questi farmaci sono efficaci, in quanto aumentano i livelli disponibili di serotonina, che è il neurotrasmettitore maggiormente coinvolto nell’asse cervello-intestino, modulando sia la motilità che l’umore.
  • Farmaci ansiolitici: se i sintomi si accompagnano ad uno stato ansioso, ci sono farmaci a base di benzodiazepine con o senza associazione di un antispastico. Solitamente vengono utilizzati nei casi di dolore spastico (crampi) intestinale aggravato da stress psico-fisici. Le benzodiazepine inoltre esercitano un effetto rilassante sulla muscolatura intestinale.
  • Antibiotici non riassorbibilisono antibiotici che non hanno un’azione sistemica (ovvero sull’intero organismo), ma solo a livello intestinale. Sono utilizzati per contrastare una contaminazione batterica del piccolo intestino che spesso può essere alla base di sintomi quali gonfiore, dolore e meteorismo.
  • Terapie complementaridiverse terapie non convenzionali si sono dimostrate efficaci nella cura della Sindrome dell’Intestino Irritabile, quali l’agopuntura, la terapia cognitivo comportamentale e le tecniche di rilassamento.

4. COSA MANGIARE E COSA EVITARE PER RIDURRE LA SINTOMATOLOGIA DELLA SINDROME DEL COLON IRRITABILE

La dieta per il colon irritabile deve eliminare limitare alcuni alimenti che peggiorano i sintomi e favorire l’introduzione di cibi che sono compatibili con questa condizione intestinale.

Gli specialisti consigliano nel caso del colon irritabile, dopo averlo diagnosticato, di procedere alla cosiddetta dieta ad eliminazione, nella quale sono esclusi alcuni cibi che possono fermentare e provocare sia gonfiore addominale sia irritazione delle pareti intestinali.

Questa dieta prende il nome di “low FODMAP”, ovvero con un basso contenuto di alimenti FODMAP (Fermentable, Oligo-, Di-, Mono-saccharides And Polyols) ossia in italiano Oligo-, Di-, Mono-saccaridi e Polioli fermentabili.

Questa dieta è stata sviluppata da ricercatori di un’università australiana ed è uno strumento utilizzato da medici e dietologi per combattere i sintomi di malattie come, appunto, il colon irritabile o il morbo di Crohn.

La dieta low FODMAP esclude alimenti ricchi di carboidrati come fruttosiolattosiofruttanigalattani polioli con indice di fermentabilità molto alto. Questi composti possono passare non digeriti nell’intestino crasso, nutrendo i batteri e causando gonfiore, gas, dolore e persino diarrea. La dieta a basso contenuto di FODMAP può causare alcuni squilibri nutrizionali, quindi è importante farsi seguire da uno specialista.

Quindi, cosa mangiare in caso di colon irritabile? Quali alimenti sono i più consigliati? Quali cibi è meglio invece evitare ed eliminare del tutto?

  • Cereali e pseudocereali: Tra questi il riso, l’avena e l’orzo, oppure il miglio, il grano saraceno e la quinoa, i cui livelli di fermentabilità sono molto più bassi. Il glutine, anche se non da escludere del tutto, andrebbe limitato perché i pazienti che soffrono di colon irritabile tendono ad avere una sensibilità o ad esserne addirittura intolleranti (in questo caso va completamente eliminato).
  • Verdura e frutta: Per quanto riguarda le verdure, quelle consentite sono le più “acquose” come fagiolini, cetrioli, rape, ravanelli, sedano, zucchine, melanzane, patate (bollite) e carote, ma anche verdure a foglia verde come bietole, spinaci e cavolo nero. Da limitare i broccoli, che possono causare gonfiore, mentre da evitare ci sono funghi, aglio, cipolla, asparagi, cavolfiore. Per quanto riguarda invece la frutta, sicuramente sono consentiti gli agrumi (acquosi e con dosi minori di fruttosio) come mandarini, arance, mandaranci e limoni. Il pompelmo, più zuccherino, deve essere consumato in dosi minori, così come la melagrana. Poi ci sono anche i kiwi, mirtilli, le fragole e le banane. Da evitare le mele, le pere, il cocomero, i fichi, le pesche, le ciliegie e i cachi. Parlando di zuccheri, meglio lo zucchero (saccarosio) così come tutti i dolcificanti il cui nome non termina in -OLO; da evitare il miele, il fruttosio, il sorbitolo, il mannitolo, lo xilitolo ecc.
  • Latte e derivati: Il latte, i latticini freschi come la ricotta e lo yogurt presentano lo zucchero del lattosio ad alto contenuto di FODMAP e dovranno essere totalmente eliminati.
  • Bevande e dolci: via libera ovviamente all’acqua, ad un bicchiere di vino rosso (un paio di volte a settimana) e a succhi a base di frutta consentita purché senza zuccheri aggiunti. Da evitare o limitare il caffè e tè (meglio tè verde o bianco), ma anche birra, bevande alcoliche e gassate. Va limitato il consumo di cioccolato al latte e bianco e ovviamente di tutti i tipi di dolci confezionati e troppo elaborati.
  • Legumi e frutta secca: fagioli, lenticchie, ceci, piselli e fave sono ad alto contenuto di FODMAP e vanno eliminati. Si possono mangiare noci, pinoli e arachidi, mentre da evitare i pistacchi e gli anacardi, oltre alla frutta candita e disidratata. I semi oleosi (chia, girasole, sesamo, zucca ecc.) sono permessi e così i condimenti come olio, spezie (eccetto quelle piccanti) ed erbe.

Il consiglio di consumare 5 pasti al giorno (3 principali e 2 spuntini) è una buona pratica per chi soffre di questa patologia. I pasti andrebbero consumati lentamente, senza fare bocconi troppo grandi per evitare di “incorporare” aria insieme al cibo; gli alimenti consentiti non andrebbero conditi troppo ma insaporiti in modo semplice. Si consigliano metodi di cottura leggeri (ad esempio, al forno, al vapore o alla griglia) evitando qualsiasi tipo di frittura. Un’altra buona abitudine è quella di bere delle tisane lenitive (almeno una volta al giorno) per alleviare lo stato infiammatorio. Tra queste sono consigliate: l’infuso di malva, tiglio, melissa e valeriana.

Dieta per Sindrome Colon o Intestino Irritabile